Domenica, 26 Gennaio 2025 18:14

 La "Messa in Latino" è il vero problema della Chiesa? Facciamo un'analisi. (PRIMA PARTE) di don Bastiano Del Grillo In evidenza

Scritto da Don Bastiano Del Grillo

In questo mio articolo, che dividerò in due parti, cercherò di analizzare e di riflettere su alcuni dati per comprendere se realmente la S. Messa in latino, di cui spesso si parla, sia realmente un problema per la Chiesa di oggi.

L’argomento, se trattato in maniera capillare richiederebbe pagine e pagine di analisi, ma vorrei che questo mio scritto non fosse un trattato di teologia solo per gli “addetti ai lavori”, ma che sia di facile comprensione anche a quelle persone che non sono addentrate quotidianamente con i problemi della Chiesa, ma che vogliono capire qualcosa in più del mondo ecclesiale in cui tutti a diverso titolo, siamo inseriti.

Qualche giorno fa pubblicai un articolo in forma di “lettera aperta” a Papa Francesco, rispondendo ad un’accusa piuttosto offensiva nei confronti dei sacerdoti e dei fedeli tradizionalisti, contenuta nella sua autobiografia da poco pubblicata, in cui apostrofava tali sacerdoti e fedeli come “squilibrati”.

Appare chiaro perciò che a queste accuse non bisogna rispondere solo con l’irruenza dell’emotività del momento, ma anche analizzando la questione in maniera possibilmente onesta attingendo a dei dati indipendenti.

Lo scopo come già detto è quello di capire se la S. Messa in latino (detta anche tridentina o tradizionale) che Papa S. Pio V ha voluto estendere a tutta la Chiesa nel 1570, sia davvero un problema per la Chiesa di oggi così come Papa Francesco vuole far credere.

Senza perderci in inutili discorsi entriamo subito ad analizzare la questione.

Messa “antica”, problemi “nuovi”

Nell'immaginario comune, la così detta "Messa in Latino" è diventata l'emblema di una Chiesa del passato, di una Chiesa che non era in grado di farsi capire perché usava una lingua ormai pressoché sconosciuta alle masse, sembrava necessario che la Chiesa adottasse finalmente le lingue nazionali per permettere ai fedeli di capire ciò che il prete dicesse.

Negli ultimi tempi, soprattutto dopo il motu proprio di Benedetto XVI "Summorum Pontificum", si è assistito ad un interesse sempre maggiore verso la Messa Tridentina di S. Pio V, più volgarmente chiamata Messa in latino.

Ma per comprendere meglio di ciò di cui parliamo è necessario fare un passo indietro. Nel 1965 Papa Paolo VI, su impulso del concilio Vaticano II, iniziò una revisione piuttosto profonda del “Messale Romano” permettendo di celebrare la Messa con molte parti tradotte nelle varie lingue nazionali. "Finalmente" qualcuno potrebbe esclamare!

Perché allora questo ritorno alla Messa tradizionale per giunta in latino? Da cosa è stato favorito? Se tanto si è gioito con l'uscita del nuovo messale come può esserci un ritorno al passato che si credeva ormai lontano e superato?

Nostro Signore nei vangeli ci dice che "l'albero si riconosce dai frutti" (Cfr. Lc.6,43-45), quindi per comprendere la genuinità o meno di questa operazione voluta del concilio, bisogna necessariamente valutare i frutti che da essa ne sono derivati. In tutta onestà bisogna riconoscere che dopo il concilio sembra che la Chiesa abbia imboccato una strada piuttosto accidentata e che i frutti che oggi si stanno raccogliendo, in realtà non siano proprio quelli sperati. Lo stesso Paolo VI in un’omelia pronunciata il 29 giugno 1972 disse: 

«[Sembra che] da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. Non ci si fida più della Chiesa, ci si fida del primo profano che viene a parlarci da qualche giornale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza.»

Se l'aver introdotto delle innovazioni nella liturgia aveva lo scopo di avvicinare i fedeli ad una comprensione maggiore e più profonda dei misteri della fede, sembrerebbe che in realtà qualcosa sia andato storto. L'aver reso più comprensibile la S. Messa attraverso le lingue nazionali non ha portato i risultati sperati, di fatto la conoscenza della dottrina cattolica nel popolo è di fatto molto bassa. Più avanti analizzeremo questo dato, ma per ora concentriamoci sull'aspetto della comprensione della lingua liturgica.

Incomprensione della liturgia in latino, un falso mito!

Una delle convinzioni che fanno pensare che la "Messa in latino" non vada bene, nasce dal fatto che si crede che la comprensione delle parole sia il punto centrale che impedisce ai fedeli di avvicinarsi alla comprensione dei misteri celebrati. Innegabilmente la comprensione di una lingua è determinante in un dialogo fra due persone, e se questo vale per gli uomini sembra evidente che valga anche se in questo dialogo l'interlocutore è Dio. Ma se questo fosse vero si potrebbe dire che la Chiesa, e Dio attraverso di essa, almeno in Europa sia stata incomprensibile agli uomini pressoché in tutte le epoche, o quantomeno dal momento in cui il latino non era più considerata una lingua “viva”. Ancora di più lo potremmo dire per tutti quei popoli con lingue che non avevano origini latine, ma che nonostante questo hanno ricevuto l'annuncio del Vangelo e si sono cibati del nutrimento dottrinale che la Chiesa dava loro attraverso la liturgia.

Ma se il fulcro della questione è la lingua, come hanno fatto questi popoli a credere e professare la loro fede? O in epoche più recenti, come hanno fatto le nostre nonne a vivere la fede e la liturgia con una Chiesa che parlava e faceva parlare a Dio con una lingua sconosciuta? Sembra evidente che la trasmissione della fede non dipenda dalla lingua, e per certi aspetti sembrerebbe che la lingua sia del tutto ininfluente nella comprensione dei misteri celebrati.

Una riprova di questo aspetto, lo possiamo toccare facilmente recandoci fuori di una qualsiasi chiesa in cui si sia appena celebrata la Messa in italiano. Se facciamo una semplice domanda (alla quale volutamente qui non daremo una risposta) ai fedeli in uscita dalla chiesa su cosa sia la S. Messa, la maggior parte delle persone darà una risposta vaga e soprattutto ogn'uno darà una risposta diversa da un altro. Qualcuno dirà che è una preghiera comune, altri diranno che è una "festa", altri ancora diranno che è il ricordo dell'ultima cena, qualcuno improvviserà a dare una risposta qualunque, ma su tutti i volti noterete un enorme imbarazzo, perché sostanzialmente nessuno saprebbe darvi una risposta semplice, univoca e convinta di cosa sia la S. Messa. Eppure la Messa alla quale hanno appena finito di partecipare è stata celebrata nella propria lingua natia, o comunque in una lingua "familiare".

Qualche dato.

Ma parlare in questi termini potrebbe sembrare tendenzioso, proviamo allora a leggere e commentare qualche dato sulla frequenza alla S. Messa e ai sacramenti da quando fu introdotta la così detta "Messa in italiano". Pressoché tutti gli istituti o organi di statistica, compreso l'Istat evidenziano un calo drastico della pratica religiosa in Italia, non solo nel periodo recente (ultimi 20 anni) ma anche nei periodi post '68. Ricordiamo che il nuovo messale fu inizialmente e gradualmente introdotto dal 1965 fino alla versione del 1972, che fu a sua volta leggermente revisionata da Papa Francesco nella versione italiana nel 2019. Considerando che il nostro intento è di analizzare il cambiamento fra ciò che avveniva prima dell'introduzione della Messa in italiano e ciò che è avvenuto dopo, ci rendiamo conto di prendere in esame un periodo piuttosto lungo che va oltre i 60anni! Nel grafico in figura (qui la fonte) vediamo la partecipazione dei cattolici (comparata alla partecipazione dei protestanti che in questo momento non ci interessano) nel quale si evince che dal 1955 al 2003, la frequenza alla messa almeno una volta alla settimana è passata dal 74% del 1955 ad un 44% dell'anno 2000, per poi risalire leggermente al 47% del 2003. Il grafico non analizza il periodo successivo che ha registrato un costante declino continuo fino ai giorni nostri per giungere ad un minimo storico nel periodo post-pandemico.

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Dopo la pandemia il declino è ulteriormente aumentato, a causa soprattutto di una fortissima delusione nei confronti della Chiesa dovuto all'atteggiamento che essa stessa ha assunto, almeno in Italia, per il contrasto ai contagi del covid, un atteggiamento che a detta di molti aveva un approccio di tendenza più scientista piuttosto che di fede. I dati sembrano confermarlo: la Chiesa Cattolica ha visto diminuire la frequenza media alla S. Messa settimanale passando da una percentuale del 9,3% fino al 9,1%, questo significa un totale di ben 2,1 milioni di presenze in meno[1]. Questi dati sono tristemente confermati anche dal versamento dell'8x1000 alla Chiesa Cattolica drasticamente crollato, e con una tendenza alla diminuzione sempre costante[2]!

Questi dati riportati sono pochi, ammettiamolo, ma onestamente tutti gli studi statistici e i dati relativi al declino della pratica religiosa a livello mondiale, sono tutti concordi fra loro, e diciamocelo pure chiaramente, è anche molto sconfortante! Analizzare tutti i dati sarebbe superfluo perché in buona sostanza sono pressoché tutti simili. Basta navigare un po' in internet per farsi una idea abbastanza chiara.

Analizziamo ora i risultati di un altro studio, che al contrario lascia piacevolmente e positivamente colpiti, ovvero i dati relativi al gradimento nei confronti della liturgia tradizionale. Non parliamo qui vagamente della "Messa in latino", ma della Messa tridentina tradizionale, quella promulgata da S. Pio V con la Bolla "Quo Primum Tempore", quella prima del concilio Vaticano II, quella dei nostri nonni per intenderci, chi la conosce sa quanto sia diversa dalla Messa "moderna".

I dati vengono da un'analisi dell'istituto DOXA, (qui il commento di messailatino.it) quindi un organo del tutto indipendente e affidabile. Da questi dati emerge come solo il 58% dei cattolici italiani ha sentito parlare del motu proprio con cui Benedetto XVI ha "liberalizzato" la Messa tradizionale. Il 71% dei cattolici (64% fra quelli che partecipano almeno una volta al mese) troverebbe del tutto normale che la Messa tradizionale fosse affiancata alla "Messa nuova", e se consideriamo che gli indecisi si aggirano fra il 6-7%, rimane un 22-24% che sarebbe del tutto contrario. Ma la cosa estremamente curiosa è che in questa percentuale di contrari la maggioranza sarebbero donne al di sotto dei 55 anni che notoriamente sono quelle "donne impegnate" nelle parrocchie che hanno grande influenza nelle decisioni dei parroci.

L'ultima domanda è forse quella che desta la maggior sorpresa, in effetti il 21% dei cattolici, cifra che sale al 40% fra coloro che frequentano la Messa tutte le domeniche, dichiara che preferirebbero andare tutte le settimane alla Messa di S. Pio V se la trovassero nella loro parrocchia! Parlando in termini assoluti e dando delle cifre concrete, 9 milioni di Italiani andrebbero tutte le domeniche alla Messa in latino piuttosto che alla Messa nuova. È un dato veramente incredibile! Ma non è finita, perché se consideriamo quelli che frequentano almeno una volta al mese, la cifra sale al 33% di tutti i cattolici, e al 63% di quelli che frequentano almeno una volta al mese. Detto in altri termini 2 praticanti su 3 andrebbero alla messa tridentina almeno una volta al mese se l'avessero nella propria parrocchia!

Questi dati non fanno altro che confermare quello che del resto avviene anche nei riti orientali, ovvero che non è la lingua e la comprensione delle parole che attira la gente a Messa, (nei riti orientali infatti si usa di norma il greco antico, il cirillico o altre lingue non moderne) ma è il desiderio di essere nutriti da una liturgia che abbia un carattere verticale, che pone il fedele davanti al mistero da contemplare, mistero che non si comprende con le parole ma con l'interiorità dell'anima, al fedele interessa la celebrazione della bellezza, della verità e come già detto dei misteri di Dio.

Non a caso ho citato i riti orientali, nelle nazioni e nelle Chiese che utilizzano, ad esempio, i riti di S. Giovanni Crisostomo, la frequenza è pressoché rimasta costante, nonostante la liturgia utilizzi delle lingue antiche. Anche in queste realtà si è mostrato un declino nella partecipazione, ma è dovuto ad un fenomeno generale di allontanamento dalla fede, e comunque sempre molto meno marcato rispetto alla Chiesa Romana. CONTINUA…

https://ilcovodidonbastiano.blogspot.com/

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